Indice
Introduzione
Siamo lɜ studenti che dal primo giorno di insediamento del governo Meloni si sono attivat3 in ogni scuola del Paese per far sentire la propria voce contro l’attuale esecutivo. Ci siamo mobilitatɜ tramite occupazioni, autogestioni, lezioni ribaltate, sit-in, presidi, volantinaggi: tramite qualsiasi mezzo a nostra disposizione per mettere all’angolo le istituzioni e affermare un modello di scuola e di società opposto a quello che ci vogliono imporre. Il nuovo obiettivo che si apre in questa fase politica è quello di compiere un salto qualitativo e quantitativo nella mobilitazione: negli ultimi anni, mai come ora c’è stato un livello di agitazione simile all’interno delle scuole ed è una nostra responsabilità riuscire ad alimentarlo ed organizzarlo in una proposta politica organica.
Siamo ben consapevoli che le scuole in cui viviamo non sono altro che lo specchio di una società ingiusta. Lɜ studenti che non hanno diritto a dei libri di testo o ad essere rappresentatɜ in maniera adeguata, devono condurre la stessa lotta delle persone che non possono curarsi o che non hanno diritto ad avere una casa. Viviamo in tempi in cui il neoliberismo estremo sta costruendo nuove alleanze internazionali, funzionali ad allargare la forbice delle disuguaglianze e ad amplificare le contraddizioni di questo sistema. Mentre il governo investe in armi e diminuisce il carico fiscale sugli ultraricchi, c’è una grossa fetta di Paese per cui il diritto all’istruzione, all’abitare, alla sanità o al lavoro giusto sono garantiti solo in maniera retorica. Il nostro non è un discorso astratto, ma decisamente concreto: l’attuale governo continua a fare gli interessi di pochi, facendo cadere tutto il peso sulle classi meno abbienti.
L’escalation bellica a cui stiamo assistendo non è altro che la riproduzione estrema delle contraddizioni di cui soffre questo sistema economico. La concorrenza sfrenata e guidata dalle grandi oligopoli internazionali fa sì che si possa speculare sulla vita delle persone, disinteressandosi dal benessere collettivo. La questione palestinese rappresenta non solo il volto della brutalità e della disumanità di chi ci governa e di chi specula su un genocidio, ma anche il simbolo della resistenza che si può costruire tra le persone. Il popolo palestinese si fa guida della causa di tutti i popoli oppressi e ci insegna che non c’è macchina di guerra che possa abbattere la volontà di un popolo ad avere diritto a vivere in maniera giusta e libera nella propria terra. La mobilitazione degli ultimi due anni e soprattutto quella dell’ultimo mese, ci dimostra che la maggioranza del Paese riesce ancora ad emanciparsi dai meccanismi di produzione del consenso, riuscendo a non sottostare all’ipocrisia e alla vigliaccheria del nostro governo complice. Parlare in questi termini non vuol dire spendersi in retorica autoreferenziale, ma rispondere alla volontà popolare di un cambio netto e radicale contro le politiche del nostro governo.
Per questo e per tanto altro riempiremo le piazze di tutto il Paese con lo slogan “un’altra scuola, un altro mondo è possibile” . Lo facciamo perché non vogliamo scuole belle in un mondo come questo, perché siamo ben consapevoli che essere studenti oggi vuol dire essere lɜ precariɜ di domani. Le scuole in questo momento devono ricoprire un duplice ruolo: essere presidi di solidarietà e di mobilitazione per affermare un diverso modello di società ed essere luogo di emancipazione che permetta la formazione di una generazione cosciente dei propri diritti e di come difenderli e conquistarne ulteriori.
Come sindacato studentesco sappiamo che il cambiamento non avviene dall’alto, ma partendo dai bisogni materiali che lɜ studenti vivono ogni giorno sulla propria pelle. La nostra lotta per una scuola diversa parte quindi dalla costruzione di una piattaforma politica che permetta di individuare prospettive concrete e immediate verso cui muovere.
PIATTAFORMA RIVENDICATIVA
Didattica e valutazione
Dall’inizio del suo mandato, il ministro Valditara sta portando avanti un progetto di riforma complessivo all’interno della scuola pubblica. Possiamo definirla la “scuola del merito” o dell’autorevolezza e si sta insediando tramite un percorso a step volto a frammentare la possibilità di un dissenso complessivo: riforma del PCTO, revisione dei sistemi di valutazione, nuove Indicazioni nazionali per le elementari e le medie e a seguire per le superiori, maturità e prove invalsi: sono tutti elementi che la riforma sta portando avanti parallelamente. Essa si inserisce in un quadro politico più largo in cui l’esecutivo Meloni concentra il potere, reprime il dissenso e taglia i servizi pubblici. Questa cornice è essenziale per capire perché le misure proposte, sul voto di condotta, sull’esame di Stato e sulla didattica non sono semplici aggiornamenti tecnici, ma tasselli di un progetto politico che punta a trasformare la scuola in senso conservatore, autoritario e produttivistico.
Vediamo come la scuola che il ministero si immagina sia sempre più autoritaria, una scuola dove i professori devono essere nemici dell3 studenti, dove dobbiamo metterci in competizione tra di noi per poter emergere e dove è più facile mettere divieti che creare una coscienza rispetto a determinati temi. Tutto questo per evitare di mettere in discussione quelle che possono essere le cause strutturali dei problemi e dei nostri disagi ed, anzi, reprimendone ogni manifestazione.
Allo stesso tempo, il ministero sta predisponendo nuove Indicazioni nazionali per la scuola che a breve dovrebbero toccare anche le superiori. Dalle anticipazioni fornite, esse delineano una scuola fondata su memoria, identità e nazionalismo, dove si va a considerare solo la narrazione storica dell’Italia e dell’Occidente, dove si incentiva lo studio del latino fin dalla seconda media e dove si propone addirittura l’adozione della Bibbia come testo di studio.
Queste linee vanno lette come conferma di un sistema didattico conservatore ed eurocentrico che risponde all’obiettivo di trasmettere un’identità unica piuttosto che fornire gli strumenti per comprendere il mondo contemporaneo.
A tutto questo si legano le prove Invalsi. Esse sono sempre state un argomento soggetto di dibattito politico negli ultimi anni, specialmente per le modifiche che hanno subito. Infatti, le abbiamo viste diventare obbligatorie ai fini dell’ammissione all’esame di maturità nonostante rappresentino stress aggiuntivo per lo studente e non siano in grado di restituire dei risultati statistici utili al monitoraggio del livello didattico nelle scuole, anzi, aumentano ancora di più il divario educativo tra le varie scuole con la logica del “premio” per le scuole più performanti.
A fronte di questa riforma complessiva del modello educativo, non possiamo che ribadire ancora una volta la nostra idea di didattica. Come sosteneva il pedagogo e teorico dell’educazione brasiliano Paul Freire, l’educazione deve avere un ruolo liberatore e consentire lo sviluppo di coscienza critica ai fini dell’emancipazione collettiva. Vogliamo che le nostre scuole siano luoghi dove poter sviluppare questa coscienza, vogliamo programmi didattici che trattino egualmente il sapere invece di proporre programmi patriarcali ed occidentalocentrici, vogliamo un modello valutativo che non ci classifichi ma che ci aiuti a comprendere le nostre competenze e vogliamo che la didattica sia orizzontale, inclusiva ed emancipatoria.
Per fare ciò rivendichiamo:
Riscrittura dei programmi didattici: questi dovranno essere volti allo sviluppo della capacità analitica e critica. Nell’odierno contesto educativo, la didattica personalizzata e trasversale emerge come un’essenzialità per gestire un apprendimento significativo e inclusivo per ogni studente e per valorizzarne le singole potenzialità. Ogni individuo ha un proprio stile di apprendimento, interessi specifici e ritmi di apprendimento delle conoscenze, standardizzare porta soltanto ad un appiattimento. Adattare il percorso didattico alle esigenze di ciascun3 studente, invece, consente di massimizzare il coinvolgimento e la motivazione verso l’apprendimento, in modo da sviluppare competenze in modo più efficace e consolidato. Una didattica trasversale favorisce lo sviluppo di competenze essenziali, come la capacità di problem-solving, il pensiero critico, la collaborazione e una comunicazione efficace. È importantissimo avere come obiettivo ultimo quello di introdurre una didattica non escludente per tutt3, ovvero dove ogni studente goda della stessa possibilità educativa, a prescindere dalla propria condizione di partenza. Vogliamo un modello di scuola che si basi sulla cura, la cooperazione e l’ascolto. Inoltre, la riscrittura dei programmi deve essere svolta in chiave decoloniale, ecologista e transfemminista.
Introduzione dell’autovalutazione integrata e narrativa: tale processo pedagogico, inquadrato in un nuovo modello di didattica, sarà il cardine per interpretare le necessità di recupero dell3 studenti sul piano formativo ed evitare qualsiasi forma di abbandono scolastico. Questa tipologia di valutazione deve essere volta al progresso formativo grazie al processo educativo finalizzato riconoscimento dell’errore. Il sistema valutativo della scuola italiana si basa tradizionalmente su voti numerici, che dovrebbero misurare le prestazioni dell3 studenti. Questo modello, nonostante sia diffuso e consolidato, presenta diverse criticità. I voti numerici tendono a ridurre l’apprendimento ad una semplice scala quantitativa, non catturano la complessità del processo di apprendimento e possono portare l3 studenti a concentrarsi più sul raggiungimento di un certo voto piuttosto che sulla comprensione approfondita degli argomenti. Spesso sono anche demotivanti, prendere un voto basso può ridurre l’autostima e l’interesse verso l’apprendimento, la percezione di fallimento scoraggia la partecipazione attiva e l’impegno. Un numero non fornisce indicazioni chiare sul come migliorare, non valorizza progressi e sforzi, non essendo un feedback veramente formativo, di cui invece si ha bisogno. È importantissimo integrare un sistema di autovalutazione, che permetterebbe all3 studenti di riflettere criticamente sul proprio lavoro, promuovendo l’autonomia e la responsabilità.
Abbattimento di qualsiasi forma di valutazione punitiva come la bocciatura, il debito formativo e le interrogazioni a tappeto, garantendo invece il recupero: tali misure, infatti, costituiscono unicamente una forma di punizione sterile e non funzionale alla formazione e all’emancipazione dell3 studenti. È fondamentale invece garantire realmente il recupero tramite momenti personalizzati sull3 singol3 studenti.
Personalizzazione dell’insegnamento: ogni studente ha esigenze differenti, la didattica deve essere calibrata sul singolo soggetto in formazione, facendo sì che la classe diventi contesto sociale di aiuto e mutuo scambio in cui le capacità dellɜ singolɜ vengono messe al servizio della crescita collettiva. L’inclusione e la ricchezza educativa si raggiunge a partire da un’integrazione nella diversità. È necessaria una formazione del personale docente a riguardo, con l’ausilio di espert3 che possano formare l3 docenti riguardo alle varie forme di supporto e di personalizzazione applicabili e, soprattutto, che possano supportare la figura dell’insegnante referente riguardo ai Piani Didattici Personalizzati, che nella maggior parte dei casi non ha la formazione necessaria per immaginare nella maniera più utile un piano didattico. Infine, sarebbero anche da rivedere i supporti stessi del PDP, ascoltando maggiormente i bisogni di chi ne fa richiesta e non rifacendosi ad un modello standardizzato, per far sì che chi necessita di una didattica alternativa possa averla realmente adattata ai suoi bisogni.
Riordino dei cicli scolastici: la nostra proposta si struttura in un primo ciclo unitario di 7 anni e successivamente in un “biennio unitario” e “triennio specializzante” per un totale di 12 anni. Nel primo ciclo, lo scopo è di creare delle conoscenze base e permetterne l’approfondimento, in un percorso costante e non frammentario, per arrivare alla fine del settimo anno con una formazione adeguata che rispetti dei livelli minimi di conoscenza. Attualmente, le maggiori criticità vengono riscontrate nel passaggio tra le scuole medie e le superiori, quando nei fatti un3 studente è chiamat3 a scegliere il suo percorso di studi sulla base di conoscenze approssimative e spesso non tali da permettere una scelta consapevole. L’odierna struttura del sistema scolastico grava pesantemente sulla salute mentale degli studenti nell’intero percorso e spesso anche dopo; in questo senso, il riordino dei cicli è una storica rivendicazione del sindacato studentesco che nasce dall’esigenza di rimodulare i percorsi didattici all’interno delle scuole sia per metodologie che per tempistiche.
Promozione della scrittura collegiale del Piano dell’Offerta Formativa, attraverso la discussione all’interno di Commissioni Paritetiche: è importante a tal proposito che l3 studenti vengano coinvolt3 in ciò che devono studiare e che abbiano la possibilità di discutere con il corpo docente i programmi e le attività didattiche all’interno delle commissioni paritetiche, organi consultivi da implementare, composti da egual numero di studenti e docenti.
Inserimento di nuove metodologie didattiche: educazione fra pari, autoformazione, indagine a partire da strumenti multimediali e mediatici: rendere la didattica più inclusiva è necessario in una scuola che vuole guardare alla qualità. Per fare questo c’è bisogno di un rinnovamento dei metodi, essi infatti devono puntare sulla cooperazione per non lasciare indietro nessuno. È necessario coniugare una didattica più interattiva, in cui l3 studenti siano partecipi, praticando metodi di didattica alternativa, non frontale e nozionistica ma volta alla costruzione di un pensiero critico.
Garanzia dell’interdisciplinarietà e superamento dell’approccio storicista: troppo spesso le singole discipline sono affrontate per compartimenti stagni, è necessario uscire da questa logica garantendo una maggiore interdisciplinarietà. Diviene inoltre necessario superare l’approccio storicist alle discipline, retaggio della pedagogia gentiliana.
Sostituzione dell’ora di religione con storia delle religioni e delle culture: il ruolo della scuola è fornire maggiori conoscenze rispetto alla pluralità di culture e di religioni che sono praticate e professate.
Modifica dell’Esame di Maturità: l’esame conclusivo del percorso scolastico di secondo grado deve essere il momento che garantisce al soggetto in formazione di apportare elementi di soggettività e pensiero critico al processo valutativo, valorizzando la multidisciplinarietà e il totale percorso di studi dell3 studente. In questo senso è fondamentale immaginare una forma di valutazione che tenga come elemento centrale una tesina multidisciplinare su un argomento scelto dall3 studenti.
Abolizione delle prove INVALSI e del Curriculum dello Studente: la scuola va valutata per monitorare l’omogeneità del livello didattico, non per fornire premi a quelle più performanti. Le valutazioni non possono riguardare solo l’apprendimento, ma altri fattori, come l’offerta formativa, l’abbandono scolastico, i servizi interni alla scuola, il rapporto studenti/docenti, il rapporto non ammessi/popolazione studentesca. Tutto ciò, per l’appunto, deve essere funzionale a riequilibrare le disomogeneità, non a rimarcarle. Inoltre, il curriculum dello studente è uno strumento per ridurre la varietà della formazione di un individuo ad una logica meritocratica volta ad un futuro inserimento in un percorso lavorativo, dove l3 studente verrebbe valutat3 sulla base delle opportunità che ha avuto durante il percorso scolastico invece che sulla base delle sue competenze.
Momenti di confronto tra studente e docenti: prevedere maggiori momenti di confronto e scambio individuali tra docenti e studenti aggiunge un elemento fondamentale nella comprensione e nell’analisi dei bisogni educativi.
Percorsi di educazione al mondo digitale: il mondo digitale è ormai intrecciato con le nostre vite e di conseguenza necessitiamo di una educazione ad esso che tratti della sicurezza digitale come dell’uso consapevole dei social e integrando i dispositivi all’interno della didattica, senza demonizzare e vietare in maniera sterile i telefoni.
Diritto allo studio
Oggi la scuola viene ancora definita pubblica sotto ogni punto di vista, perciò si intende che questa dovrebbe essere accessibile a tutt3 a prescindere dalla condizione economico-sociale dalla quale si proviene. Nonostante ciò, come studenti ci troviamo ad affrontare costi insostenibili per accedere all’istruzione.
Le famiglie sono costrette a pagare in media 600 euro all’anno per il materiale scolastico, i cui costi continuano ad aumentare, e gli abbonamenti al trasporto pubblico, che vanno dai 300 ai 600 euro, unico modo per molt3 di raggiungere la scuola e muoversi all’interno della città. Per di più, le agevolazioni in merito non sono erogate in maniera uniforme e bastevole su tutto il territorio.
Anche se questi possono essere considerati i costi principali per iniziare l’anno scolastico, non finisce qui: pensiamo ai prezzi dei viaggi d’istruzione o delle uscite didattiche, sempre più inaccessibili per molte famiglie e che rendono la scuola sempre più classista.
Inoltre, il sistema delle agevolazioni spesso si basa sull’ISEE, che però non fotografa realmente le condizioni economiche di tutt3: calcoli complessi, limiti burocratici e l’incapacità di tenere conto delle reali spese quotidiane fanno sì che molte famiglie vengano escluse da sconti e contributi pur non potendosi permettere i costi scolastici. A questo si aggiunge la totale assenza di un reddito di formazione per l3 studenti, che potrebbe invece garantire un sostegno economico diretto a chi studia, riducendo le disuguaglianze e permettendo a tutt3 di accedere ai percorsi scolastici senza pesare interamente sulle famiglie.
Nell’anno scolastico 24/25 la dispersione scolastica in Italia è rimasta invariata rispetto all’anno precedente: 9,8%, avvicinandosi all’obiettivo europeo di raggiungere il 9% entro il 2030. Inoltre, la dispersione scolastica implicita è crollata del 2,1% rispetto all’a.s. 23/24, arrivando al 6,6%. Anche se potremmo dire che questi ultimi dati sono rincuoranti, ciò non toglie il fatto che stiamo vivendo una crisi del diritto allo studio in Italia, che porta l’accesso alla cultura e all’istruzione solo all3 poch3 che se lo possono permettere.
Nell’ultimo mese sono stati stanziati 750 milioni per le scuole paritarie, mentre per le scuole statali solo 1.755 milioni. Questo ha come risultato meno fondi per l’edilizia, per il lavoro precario dell3 docent3 e per il personale ATA, andando a peggiorare ulteriormente la condizione di chi vive quotidianamente la scuola pubblica.
Per fare ciò rivendichiamo:
Investimento nell’istruzione: destinare almeno il 5% del PIL all’istruzione pubblica, condizione necessaria per rendere effettivo il diritto allo studio.
Materiale scolastico gratuito: garantire il comodato d’uso dei libri di testo e di tutto il materiale necessario, così da alleggerire il peso economico sulle famiglie e sull3 studenti.
Accessibilità delle esperienze formative: introdurre un tetto ai costi delle gite scolastiche, in modo che tutt3 possano partecipare senza discriminazioni economiche.
Reddito di Formazione e welfare studentesco: introdurre un sostegno economico diretto ed indipendente dal reddito familiare, integrato da misure di welfare strutturate, sul modello di altri Paesi europei. Fin da subito vanno erogate borse di studio senza criteri di merito agli studenti con ISEE sotto i 25.000 euro.
Contributo volontario: non deve essere in alcun modo richiesto o vincolante ai fini dell’iscrizione né incidere sui diritti degli studenti.
Inclusione scolastica: garantire un reale supporto all3 studenti con disabilità attraverso un piano di assunzione stabile dei docenti di sostegno, la rimozione di barriere materiali e didattiche, l’uso di strumenti adeguati (dispositivi acustici, testi in braille) e l’attivazione di progetti d’inclusione.
Diagnosi precoce dei DSA: assicurare l’accesso gratuito e tempestivo ai test per individuare dislessia e altri disturbi specifici dell’apprendimento, evitando che le famiglie siano costrette a rivolgersi al settore privato e a sostenere costi elevati.
Scuola multiculturale e integrata: introdurre misure a tutela della multiculturalità e dell’integrazione degli studenti immigrati tramite corsi di alfabetizzazione rivolti a studenti e genitori, così da facilitare il loro inserimento e migliorare la comunicazione con le istituzioni scolastiche.
Educazione permanente: promuovere il diritto allo studio in ogni fase della vita, incentivando percorsi di formazione continua e accessibili a tutte le età.
Orientamento scolastico: istituire sportelli di supporto per guidare studenti e famiglie nella scelta dei percorsi formativi, così da favorire decisioni più consapevoli e adeguate alle proprie aspirazioni.
Accesso alla cultura: abolire immediatamente l’IVA sui consumi culturali, riconoscendone il ruolo centrale nella formazione personale e collettiva e nell’ampliamento dei saperi.
Edilizia scolastica
“Nove edifici scolastici su dieci non dispongono di una o più certificazioni obbligatorie in tema di sicurezza. Dei 40 mila edifici scolastici statali, ben 36 mila non si possono definire a norma. E non basta. Ben 3.588 edifici, il 9% del totale, dove si calcola che studino e lavorino circa 700 mila tra studenti e personale della scuola, sono totalmente privi delle certificazioni obbligatorie, cioè sono completamente irregolari dal punto di vista della normativa sulla sicurezza.”
Questi sono i dati che riporta l’ultimo dossier di “Tuttoscuola” sull’edilizia scolastica per l’a.s. 2024/2025. Dei dati preoccupanti, che, però, sfortunatamente, come capita spesso quando si parla di problemi legati alla scuola, non ci stupiscono. Tutti i giorni, infatti, frequentiamo scuole decadenti, dove l’edilizia viene considerata l’ultimo dei problemi, facendoci vivere in scuole spesso non a norma sismica e malmesse, con strutture che non vengono ristrutturate da decenni, mettendo a rischio la vita e la salute di centinaia di migliaia di studenti, professor3 e lavorator3 del mondo della conoscenza, con una serenità che se non vedessimo quotidianamente negli occhi dei Ministri che si sono susseguiti nel corso degli anni, sarebbe inimmaginabile.
Un’analisi più ampia del problema emerge in modo chiaro dall’ultimo rapporto “Ecosistema Scuola” di Legambiente, che toccando con questo rapporto la soglia dei 25, propone una lettura approfondita e complessiva della gestione degli istituti scolastici nel nostro Paese. “[…] si ha l’impressione di osservare una lunga storia fatta di tentativi, risposte parziali e una certa fatica nel costruire una strategia solida e continuativa per la manutenzione dell’edilizia scolastica. […] La manutenzione straordinaria c’è, ma non è sufficiente a contenere la crescita delle urgenze e la distanza tra le due curve, tra ciò che si è riusciti a fare e ciò che resta da fare, continua a rappresentare il vero nodo da affrontare. Serve una risposta più stabile, una programmazione di lungo periodo e un impegno costante.”
L’edilizia scolastica però non è solo una questione di sicurezza: la struttura della scuola ha un ruolo fondamentale nel processo didattico: la disposizione delle aule, la presenza di laboratori e palestre, di aree verdi, di aule studio.
Il protagonismo studentesco è determinato dall’edificio scolastico attraverso la presenza di aule che possano contenere tutt3 l3 studenti per assemblee plenarie e le aule autogestite. Per tutto il contesto sociale nella quale è inserita la scuola è necessario prevedere spazi e aule multiuso per proiezioni, spettacoli teatrali e varie iniziative aperte a tutta la popolazione.
Diversi studi dimostrano come progettazioni innovative degli spazi interni ed esterni riscontrate in alcune città europee favoriscano l’introduzione di nuovi modelli di organizzazione della didattica e degli apprendimenti. Di fronte alla continua evoluzione dei sistemi educativi sono stati elaborati spazi modulari, polifunzionali e facilmente configurabili; scale pensate per favorire la socialità, strutture e arredi mobili, palestre suddivisibili, mense che diventano spazi informali di incontro e di studio fuori l’orario dei pasti, continuità tra spazi chiusi e aperti, tra spazi formali e informali, postazioni con pc messe a disposizione degli studenti, aree in cui svolgere attività didattiche di gruppo sono solo alcune peculiarità degli istituti presi in considerazione.
Per fare ciò rivendichiamo:
Completamento dell’anagrafe dell’edilizia scolastica: al fine di fornire un quadro completo della condizione degli edifici scolastici sul territorio nazionale. È necessario monitorare anche gli spazi a disposizione nelle scuole in relazione al numero di studentesse e studenti allo scopo di mettere fine al sovraffollamento delle aule e prevedere una stima dei fondi necessari alla messa a norma di tutti gli edifici scolastici.
Piano di investimento straordinario per l’Edilizia Scolastica: sulla base delle stime rilevate nell’Anagrafe dell’Edilizia Scolastica aggiornato, deve essere effettuata una stima concreta del denaro necessario alla messa in sicurezza di ogni edificio scolastico e per l’implementazione delle proposte “direttive nazionali per l’edilizia scolastica”, deve essere istituito un Piano Straordinario di investimento per l’edilizia scolastica, con la finalità di garantire a tutti gli edifici scolastici il riconoscimento di tutte le certificazioni necessarie alle aperture.
Spazi scolastici per la didattica e la comunità: ristrutturare e ampliare le scuole per renderle flessibili, con laboratori specializzati, aule autogestite e spazi aperti anche il pomeriggio, a beneficio della comunità studentesca e del quartiere.
Eliminazione dei limiti di spesa per gli Enti locali per l’Edilizia Scolastica: al fine di garantire la spesa dei fondi stanziati per la messa in sicurezza di tutti gli edifici scolastici. Per gli Enti locali, la possibilità di spendere le risorse che hanno già in cassa disposizione per tali messe a norma, non imponendo più limiti di spesa negli spazi finanziari assegnati dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, ai sensi del Decreto Legislativo 86/2018 (Legge 97/2018: art. 4, co. 3).
Realizzazione di scuole ex novo quando non è possibile riconvertire locali dismessi o beni confiscati alle mafie: elemento di fondamentale importanza in particolar modo nelle aree più fragili del paese.
Individuazione di una classe minima di rischio sismico: al fine di individuare le priorità per la messa in sicurezza degli edifici, deve essere fissata una Classe di Rischio Sismico minima, ai sensi delle Linee Guida dell’Allegato al Decreto Ministeriale n.65 del 7 marzo 2017, al di sotto della quale deve essere disposta la chiusura e l’immediato adeguamento dell’edificio.
Ammodernamento generale degli edifici in funzione della didattica, del benessere psicologico, del protagonismo studentesco e della comunità: per poter dare spazio ad una nuova e differente didattica, le aule devono poter cambiare disposizione in base alla modalità didattica scelta dalla classe, ma soprattutto devono essere presenti laboratori specifici ed all’avanguardia, necessari per realizzare l’istruzione integrata. Per ogni disciplina devono essere previsti anche gli spazi necessari al suo insegnamento, così come per tutte le altre attività che l3 studenti devono poter svolgere a scuola, a partire dagli spazi per le assemblee studentesche, passando per le aule autogestite, impianti sportivi, spazi all’aperto, verdi ed a disposizione del quartiere/paese, dove fare lezione e ritrovarsi al pomeriggio, ed infine spazi adatti a garantire la presenza di sportelli psicologici e spazi di decompressione.
Eliminazione delle barriere architettoniche e adeguamento strumenti e postazioni per persone con disabilità: necessario per garantire realmente l’accesso al contesto scolastico da parte di tutte e tutti.
Eliminazione classi pollaio (rapporto studenti/numero di classi): anche alla luce della fase pandemica, è necessario formare classi più piccole in un’ottica di individualizzazione dell’insegnamento e una maggior centralità dell3 singol3 studente nel processo educativo.
Resa degli spazi scolastici in ambienti sostenibili e regolamentati dal punto di vista ambientale: introdurre pannelli solari e fotovoltaici, efficientamento energetico, la raccolta differenziata, gli impianti di isolamento termico all’interno degli istituti è necessario nel processo di responsabilizzazione dello studente circa le questioni ecologiche e circa le reali cause del cambiamento climatico. L’obiettivo è avere scuole a impatto zero. Serve inoltre garantire la bonifica degli edifici da materiali inquinanti e dannose per la salute, come l’amianto; infine bisogna implementare le necessarie apparecchiature (es. rastrelliere) per la mobilità sostenibile.
Rappresentanza studentesca
In una fase storica in cui la scuola sta diventando, ogni giorno di più, specchio delle logiche neoliberiste e autoritarie che attraversano la società, rivendicare una rappresentanza studentesca reale e rinnovata si fa ancora più urgente. Pretendere un altro modello di scuola significa mettere in discussione l’attuale struttura gerarchica e centralizzata che sistematicamente esclude noi studenti dai processi decisionali. Non possiamo accettare che la nostra voce venga ridotta a formalità, né che gli spazi di confronto collettivo siano progressivamente svuotati di senso. Le scuole sono diventate luoghi in cui l3 studenti subiscono scelte calate dall’alto, senza possibilità di intervento reale su ciò che riguarda la propria formazione, i propri spazi o la propria quotidianità.
La marginalizzazione del ruolo studentesco dentro gli organi collegiali è una manifestazione evidente della volontà di conservare un ordine verticale che considera la partecipazione attiva come un rischio da contenere e non come una necessità di cui tener conto. A questo si aggiunge l’assenza di strumenti efficaci per formare una rappresentanza consapevole, capace di incidere davvero, costruire alternative e sviluppare discussioni dialettiche con le altre componenti scolastiche. La visione paternalistica che sottovaluta la capacità critica dell3 giovani contribuisce ulteriormente a escluderci dai processi decisionali, provando a ridurre il nostro ruolo a spettator3 passiv3: anche quando veniamo coinvolt3 tramite organismi di rappresentanza, come nei Consigli di Classe o d’Istituto, il nostro potere è marginale rispetto a quello di insegnanti, dirigenti e genitori, in quanto siamo numericamente inferiori e costantemente ritenut3 incapaci di portare avanzamenti. Anche le Consulte Studentesche, che dovrebbero essere centri vivi di progettualità e rivendicazione, vengono spesso bloccate dai continui definanziamenti, dalla burocrazia e dall’ingerenza delle figure adulte, mentre il FAST (Forum delle Associazioni STudentesche più rappresentative) non è convocato in maniera stabile e continua.
Questa situazione non è frutto del caso, ma è coerente con un disegno più ampio: disinnescare qualsiasi possibilità di autorganizzazione reale all’interno delle scuole, favorire modelli di cittadinanza passiva e obbediente, reprimendo qualsiasi forma di dissenso. In un contesto in cui il mondo attorno a noi si muove verso la guerra, la repressione delle libertà democratiche e l’accelerazione delle disuguaglianze, anche la scuola diventa terreno di contesa per portare tra i banchi una narrazione che non ci appartiene. Per questo rivendicare spazi decisionali, diritto di parola, possibilità di scelta risulta vitale.
La rappresentanza che immaginiamo è un esercizio collettivo di potere dal basso, che permetta all3 studenti di incidere realmente sui contenuti della didattica, sull’organizzazione della vita scolastica, sulle priorità degli investimenti. Per questo in questi anni abbiamo costruito insieme ad Actionaid la campagna “Possiamo Tutto”, rilevando come fondamentale una riforma del sistema di rappresentanza per poter generare ed incentivare la partecipazione attiva dell3 studenti, sia a livello associazionistico che istituzionale. Vogliamo un’inversione di rotta radicale: non solo più spazi per partecipare, ma la redistribuzione concreta del potere decisionale all’interno delle scuole. Perché un’altra scuola è possibile solo se saremo noi a costruirla, giorno dopo giorno, ripartendo dalle esigenze dell3 studenti.
Per fare ciò rivendichiamo:
Obbligatorietà della partecipazione studentesca nei consigli di classe: non è possibile lasciare totale decisionalità ai consigli di classe chiusi. È necessario permettere all3 studenti di poter esprimersi rispetto ai programmi didattici delle proprie classi e all’organizzazione interna di queste.
Piano di rifinanziamento delle Consulte Provinciali Studentesche: per poter permettere maggior margine di progettualità e iniziative alle consulte studentesche, sia provinciali, sia regionali che nazionali.
Revisione del ruolo del tutor nelle Consulte Provinciali: l3 docente tutor ad oggi ha spesso un ruolo invasivo nelle consulte, definendo ess3 stess3 i limiti decisionali di queste. Riuscire a definire un ruolo puramente formativo ed introduttivo permetterebbe di evitare dinamiche come queste e lasciare maggiore autonomia allɜ studenti.
Formazione sulla rappresentanza studentesca: per poter sfruttare al meglio le forme di rappresentanza a propria disposizione, è necessario fornire all3 studenti una formazione su queste. Questa dev’essere però continuativa e sistematizzata, permettendo anche di poter metterla in critica e dunque migliorarla a partire dalle singole scuole.
Possibilità per i rappresentanti di Consulta di partecipare al Consiglio d’Istituto: con lo scopo di garantire una visione a 360 gradi della situazione provinciale, di rendere consapevoli i rappresentanti in questione dell’organizzazione scolastica per riportarla negli spazi appositi, si ritiene necessario permettere agli stessi di diventare partecipanti non votanti (e non solamente udenti).
Introduzione obbligatoria delle commissioni paritetiche: rendere obbligatoria la presenza delle commissioni paritetiche con le seguenti modalità: almeno un docente e tre studentɜ per indirizzo, con decisionalità in materia di programmi didattici, viaggi d’istruzione, orientamento, P.C.T.O. e progettualità scolastica.
Raddoppiamento del numero di studenti nei Consigli d’Istituto: raddoppiare il numero di rappresentanti dell3 studenti da quattro a otto, in modo da conferire maggiore decisionalità vista la grandezza della componente studentesca nelle scuole.
Convocazione mensile del FAST: in modo da garantire la convocazione e l’intermediazione con le organizzazioni studentesche, vista la precarietà di questa negli ultimi anni e non solo.
Diritto di sciopero: permettere alle organizzazioni studentesche maggiormente rappresentative la possibilità di proclamare scioperi, garantendo di conseguenza le modalità di partecipazione a questi: giustificazione dell’assenza, assenza verifiche o interrogazioni e tutele da provvedimenti disciplinari.
Transfemminismo e benessere psicologico
Il sistema scolastico attuale è specchio della società che esiste al di fuori delle sue mura. Per il ruolo che la formazione ricopre, la scuola diventa un luogo in cui si riproducono logiche ciseteropatriarcali, meritocratiche e competitive: un meccanismo che perpetua disuguaglianze e diffonde un modello culturale funzionale agli interessi del governo.
Chi prende decisioni sulla scuola tende a ridurre l’istruzione a strumento di produzione, contrastando al tempo stesso ogni forma di controcultura o pensiero critico rispetto alle linee dominanti della maggioranza politica. Questo approccio rappresenta per noi una fonte profonda di malessere. L3 studenti diventano macchine e non soggettività da formare.
La crisi del benessere psicologico che viviamo è enorme, e nell’ambiente scolastico si manifesta con particolare forza. I ritmi serrati dei programmi, la continua pressione della valutazione, l’impostazione competitiva delle aule e l’ossessione per la performance generano ansia e stress costanti. In un sistema fortemente meritocratico, il nostro valore viene fatto coincidere con la capacità di superare gli altri e non con la crescita personale o collettiva. Non a caso, sono in aumento i casi di suicidio da parte di studenti oppress3 da questo sistema basato sulla performatività.
A questo si aggiunge una didattica standardizzata, che penalizza chi non rientra nei modelli neurotipici. Le persone con disturbi dell’apprendimento, neuroatipicità o disabilità si trovano spesso senza gli strumenti e i supporti adeguati, sia per la scarsità di risorse disponibili, sia per la mancanza di formazione del personale scolastico.
Il nostro disagio, però, non si limita alla didattica e alla valutazione. Le scuole, infatti, non ci tutelano dalle violenze generate dal sistema patriarcale: al contrario, ne consentono la riproduzione, normalizzandole o minimizzandole. Le soggettività più colpite sono quelle già marginalizzate, ossia chi non possiede i privilegi di una persona bianca, abile, etero-cis e neurotipica.
Forme di sostegno fondamentali, come il supporto psicologico, non sono garantite in molte scuole, mentre strumenti come i consultori non sono nemmeno previsti. Anche le misure di tutela e contrasto, come i codici antimolestie, le carriere alias o l’educazione sessuale, risultano quasi sempre assenti. Quest’ultima, in particolare, è stata recentemente strumentalizzata dalla Premier Meloni e dal Ministro Valditara, che, a seguito dell’aumento dei femminicidi in età adolescenziale, hanno dichiarato di volerla introdurre senza però finanziarla concretamente, renderla obbligatoria o concepirla in chiave inclusiva e transfemminista, come chiediamo da anni. Introdurre infatti l’educazione sessuale eteronormativa con il consenso informato non è la soluzione; l’educazione sessuo-affettiva deve essere strumento di liberazione e autodeterminazione per le soggettività, trattando in maniera trasversale di piacere, consenso, corpo ed emozioni.
C’è bisogno di un modello di scuola diverso: una scuola in cui il benessere individuale e collettivo sia al centro, in cui didattica e valutazione vengano ripensate in un’ottica transfemminista e di cura. Solo così la scuola potrà diventare realmente uno spazio di controcultura e di resistenza alle violenze del sistema patriarcale.
Per fare ciò rivendichiamo:
Consultori territoriali stabili e vicini alle realtà scolastiche: perché i consultori non sono reliquie del passato ma presidi di salute pubblica che offrono servizi essenziali. Pretendiamo che la scuola diventi nodo attivo di collegamento con i consultori: non parliamo quindi solo di sportelli informativi dentro gli istituti, ma anche di giornate di consulenza anonima con operator3 specializzat3, linee dirette riservate per studentɜ che vogliono informazioni su contraccezione, salute sessuale, genitorialità e transizione. Vogliamo dei protocolli chiari che impediscano ad amministrazioni locali o gruppi religiosi di smantellare questi servizi con ricatti politici, perché la salute non si negozia.
Carriere alias: la carriera alias non è un lusso, bensì autodeterminazione. È il diritto di essere chiamat3 con il nome che ci riconosce, senza dover passare per percorsi burocratici, perizie o diagnosi che umiliano e patologizzano. Pretendiamo che ogni istituto adotti regole per la carriera alias (con la tutela della privacy e senza barriere mediche) e che i regolamenti scolastici non diventino armi per cancellare le soggettività non conformi.
Tampon box e condom box: non accettiamo più che il ciclo mestruale, il desiderio di prevenire una gravidanza o la necessità di proteggersi dalle IST siano lasciati alla logica del profitto o dell’imbarazzo. Chiediamo tampon box e condom box in tutte le scuole, scatole rifornite di assorbenti, tamponi, preservativi e lubrificanti disponibili gratuitamente, accessibili in maniera anonima e capillare, nei bagni e negli spazi comuni, perché i nostri corpi non possono essere più un tabù. Perché il ciclo non è una scelta, è una condizione biologica che non deve diventare motivo di esclusione o vergogna. Si parla di igiene, dignità e prevenzione.
Creazione di un clima inclusivo negli istituti scolastici: serve ripensare il modello stesso di istituzione scolastica e nello specifico la figura del docente, che deve essere capace di formare altre persone e di interagire con dei soggetti in crescita quali l3 studenti. Vogliamo anche che sia sviluppata la dimensione comunitaria della scuola, oltre il suo ruolo di luogo di formazione, andandone a valorizzare il ruolo di spazio di socialità. Chiediamo aule studio, spazi di decompressione, momenti collettivi che coinvolgano gli istituti tutti, rapporto orizzontale con i docenti.
Educazione alla sessualità e all’affettività: capace di decostruire lo stigma da cui sono ricoperti tutti gli sviluppi fisici che interessano noi direttamente, uno stigma ad oggi portato avanti dall’istituzione scolastica per prima. Pretendiamo di poter parlare dei nostri corpi senza sentire il dovere di usare perifrasi, senza che parti fondamentali del nostro corpo e della nostra vita siano un tabù. Vogliamo ricevere un’educazione al consenso e al piacere che ci permetta di vivere meglio e saperci relazionare meglio.
Congedo mestruale: per sostenere le persone che vivono condizioni legate al ciclo mestruale, favorendo un’esperienza scolastica più serena e contribuendo a superare i tabù che ancora le circondano.
Istituzione di bagni gender free: vogliamo che sia riconosciuta come infondata la binarietà del genere e vogliamo che nessuna persona debba sentirsi esclusa o a disagio nel fare le azioni quotidiane.
Rapporto scuola-lavoro
L’ultimo anno scolastico ha visto una forte ripresa del processo di aziendalizzazione e militarizzazione della scuola pubblica, procedendo sulla traiettoria che mira a trasformare le nostre scuole in aziende che mercificano i saperi come prodotti da commercializzare e in caserme che producono carne da cannone e forza-lavoro per l’industria bellica.
In particolare, abbiamo visto una continuità nella scia di sangue lasciata dai PCTO: a Modena, una studentessa è stata ferita durante le ore di PCTO, mentre quest’ultimi continuano ad essere utilizzati per alimentare la propaganda bellicista portata da militari e aziende belliche. L’aziendalizzazione della scuola ha infatti ormai assunto una precisa impronta militarista, nel contesto dell’attuale clima di giustificazione dell’imperialismo.
Si sono infatti moltiplicate le segnalazioni di PCTO svolti in collaborazione con reparti dell’esercito e con aziende come Leonardo, percorsi il cui obiettivo di reclutamento di manodopera per la macchina bellica è sempre più evidente. Dopo il fallimento evidente del nuovo indirizzo “Liceo del Made in Italy”, ennesimo tentativo di trascinare la scuola e l3 studenti nell’autocelebrazione nazionalista da parte del Governo Meloni, il Ministero del Merito ha provato a ripiegare propagandando il relativo successo del modello ITS Academy, sostenendo che tali percorsi permetterebbero all’87% dei diplomati di trovare lavoro entro un anno.
Questi dati, raccolti nel corso del primo anno di sperimentazione del nuovo modello, non restituiscono una reale efficacia di quest’ultimo, considerando anche che l’aumento generale dell’occupazione non influisce minimamente sul carovita, sull’inflazione, sull’erosione del potere d’acquisto e su tutte le dinamiche della crisi economica che rendono la vita impossibile a migliaia di giovani e studenti. Inoltre, mentre i costi proibitivi del materiale scolastico mettono a dura prova studenti e famiglie, il Ministro Valditara ha ben pensato di stanziare 500 milioni in favore delle scuole paritarie, smantellando sempre di più la concezione di una scuola pubblica e solidale. L’attuale sistema scolastico rappresenta ormai un modello di istruzione che, pur professandosi “apolitico”, è legato a doppio filo alle dinamiche capitalistiche, economiche e aziendali che fanno dei saperi un’operazione di marketing, dell’obbedienza al potere un obbligo e della guerra il fine ultimo di ogni ricerca.
Noi studenti non intendiamo più accettare lo sfruttamento fisico e psicologico a cui ci sottopone il sistema scolastico, non permetteremo che i nostri corpi e le nostre menti vengano utilizzati come strumenti dell’imperialismo, non ci piegheremo di fronte alla repressione della nostra voce di dissenso e delle nostre proposte politiche di alternativa al sistema di istruzione neoliberista.
Per fare ciò rivendichiamo:
Abolizione del sistema dei PCTO e delle attuali forme di rapporti tra Scuola e Lavoro, in favore della costituzione di un’istruzione integrata: la formazione dell3 studenti non deve, in alcun modo, essere subordinata a qualsivoglia richiesta o capriccio del mondo dell’impresa in modo da garantire, categoricamente, l’eliminazione dello sfruttamento della forza lavoro dell3 studenti all’interno delle catene di produzione. Esigiamo strumenti innovativi nella didattica, volti a una reale formazione tecnica e teorica anche se in cooperazione con enti terzi alle strutture scolastiche.
Istituzione di un Codice Etico nazionale per gli enti terzi che operano all’interno delle nostre scuole da monitorare nei singoli istituti attraverso le Commissioni Paritetiche: rivendichiamo la necessità di rendere tracciabili aziende e terzi, che collaborano con gli istituti scolastici nei progetti di Istruzione Integrata, al fine di verificare, tramite commissioni paritetiche assieme alla componente studentesca, la reale utilità di questi enti, all’interno del processo educativo e la loro conformità ad un sistema di valori specifico espresso nel Codice Etico.
Sistematica eliminazione di qualsiasi forma di interazione tra le aziende belliche, i corpi militari, le forze di polizia e qualunque altro ente complice con i conflitti bellici nel mondo e le nostre scuole: esigiamo che la scuola italiana non alimenti la macchina bellica mondiale né attraverso la perpetuazione di una “cultura della guerra”, né tantomeno attraverso lo sfruttamento dell3 studenti all’interno dei processi produttivi bellici. A tal fine il già citato Codice Etico rappresenta lo strumento per salvaguardare le scuole del nostro paese dalle logiche della Guerra e del conflitto.
Istituzione delle RSA (rappresentanze studentesche in alternanza): richiediamo che vengano creati degli specifici ruoli di rappresentanza studentesca nel più complesso sistema di monitoraggio e supervisione dei progetti di Istruzione Integrata.
Riscrittura dei programmi didattici e ampliamento dei progetti di Educazione Civica in ottica antimilitarista: al fine di costruire, nel rispetto dei valori della nostra Costituzione, una cultura antimilitarista, del dialogo e della cooperazione che fornisca all3 studenti gli strumenti per analizzare criticamente il mondo che ci circonda e il sistema economico vigente. Vogliamo la riscrittura dei programmi didattici, in particolare quelli relativi allo studio della storia, e l’ampliamento dei progetti di Educazione Civica concernenti il libero e democratico dibattito sui temi di attualità attraverso laboratori di partecipazione attiva.
Impossibilità dell3 studenti di partecipare ai processi produttivi e l’implemento dell’utilizzo di strutture laboratoriali: esigiamo che la formazione pratica venga svolta esclusivamente in luoghi d’apprendimento sicuri e tutelati, quali sono i laboratori, che permettano una reale “messa in pratica” delle conoscenze acquisite. Rivendichiamo che nessun3 studente venga sfruttato all’interno dei processi produttivi ai quali però, se di reale utilità all’interno percorso formativo, potrà assistere in affiancamento a chi svolge il lavoro. Infine, rivendichiamo che sia l’utilizzo dei laboratori, sia le esperienze educative attraverso terzi, siano totalmente gratuite.
Unione degli Studenti – Il Sindacato Studentesco
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